Canosa: Mostra numismatica  ‘Obolòs, il caso Mancini’
Canosa: Mostra numismatica ‘Obolòs, il caso Mancini’
Storia e dintorni

Canosa: Mostra numismatica  ‘Obolòs, il caso Mancini’

Promossa ed organizzata  dalla Fondazione Archeologica Canosina al Museo dei Vescovi

Le note del violino hanno allietato la cerimonia di inaugurazione della mostra di monete 'Obolòs, il caso Mancini' promossa ed organizzata dalla Fondazione Archeologica Canosina, svoltasi il 15 dicembre scorso presso il Museo dei Vescovi a Canosa di Puglia. Tra i momenti salienti: la presentazione dell'allestimento numismatico che espone pezzi dal periodo greco al Regno delle Due Sicilie, il taglio del nastro alla presenza di Riccardo e Michele Mancini, figli del compianto Cataldo e la visita della mostra al primo piano. Per l'occasione, sono intervenuti tra gli altri : il sindaco di Canosa di Puglia, Vito Malcangio, il parroco della Basilica Concattedrale San Sabino , Mons. Felice Bacco ; la consigliera regionale con delega alla cultura Grazia Di Bari; il curatore del Museo dei Vescovi e dell'allestimento numismatico Sandro Sardella ed il Presidente della Fondazione Archeologica Canosina, Sergio Fontana. """Trent'anni fa, in concomitanza con la costituzione della Fondazione Archeologica Canosina, il compianto Cataldo Mancini decise di donare la sua collezione di monete, fino a quel momento non fruibile dal pubblico, alla nascente FAC. Con questo atto, - ha tra l'altro dichiarato, il presidente FAC Sergio Fontana - la collezione fu messa al servizio di studiosi, esperti, ma anche tutti i cittadini. La Fondazione ebbe la lungimiranza di assumersi la responsabilità gestionale di questo patrimonio e, attraverso il Museo dei Vescovi, ha iniziato, sin da subito, una intensa attività di valorizzazione che continua ancora oggi".

Si intitola "Obolòs" la mostra numismatica inaugurata a Canosa di Puglia, dal nome della piccola moneta che, nell'antica Grecia, veniva posta sotto la lingua dei defunti per pagare il pedaggio al traghettatore di anime Caronte. L'esposizione, che si inserisce nella serie di attività che, durante tutto il 2023, la Fondazione Archeologica Canosina ha posto in essere per celebrare il trentennale dalla sua costituzione, è stata allestita con una porzione delle monete donate alla FAC da Cataldo Mancini. In mostra, più di trecento pezzi raccolti e conservati dal collezionista di Andria, insieme ad ulteriori reperti di epoche diverse, rinvenienti da donazioni fatte al Museo nel corso degli anni. Nella collezione Mancini, che si compone nella sua interezza di oltre tremila pezzi, spiccano autentiche rarità del periodo arcaico, greco e dell'Impero romano. L'allestimento numismatico 'Obolòs, il caso Mancini' ad opera di Sandro Sardella e di Michela Cianti, rende fruibile una selezione dei pezzi greci e romani dell'intera raccolta numismatica e comprende anche pezzi più recenti, risalenti al Regno delle Due Sicilie. La mostra ha acceso anche i riflettori sull'importanza dei collezionisti e delle collezioni private, soprattutto quando, come nel caso di Mancini, questi decidono di mettere a disposizione della collettività i beni di interesse storico acquistati o ereditati nel corso della vita. L'auspicio della esposizione - che sarà visitabile durante le vacanze natalizie - pertanto, anche quello di approfondire il ruolo dei privati al fine di incentivare un loro coinvolgimento sempre più incisivo nella condivisione del patrimonio culturale. In Italia, detenere monete e collezioni non è vietato: l'interesse numismatico è riconosciuto dal Decreto Legislativo n. 42 del 22 gennaio 2004, meglio noto come Codice dei beni culturali e del paesaggio o codice Urbani(dal nome dell'allora ministro Giuliano) e successive modifiche. L'articolo 6 comma 3 del codice Urbani specifica: "la Repubblica favorisce e sostiene la partecipazione dei soggetti privati, singoli o associati, alla valorizzazione del patrimonio culturale". Al tempo stesso, aggiunge l'articolo 1 comma 5, "i privati proprietari, possessori o detentori di beni appartenenti al patrimonio culturale sono tenuti a garantirne la conservazione".
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